The new revision of the Italian Code of Public Contracts doesn’t include the expected formal reference to ISO 37001. But is it really negative?

anti_corruption-664x272The “rumours” have been confirmed!

Unless improbable steps back happen, the Council of Ministers of April 13 did not approve the introduction of paragraph 2bis of Art. 38, paragraph 4, letter b, of the Code of Public Contracts, which would reward ISO 37001:2016 as a requirement for contracting authorities qualification (in Italy, the public contracting authorities need to be qualified by ANAC, the Italian Anti-Corruption National Agency).

I already imagine the reactions …

From the side of “defeated”, the “conspiracy theorists” will denounce that someone wanted to miss a good opportunity to introduce standardised rules in the management of the prevention of corruption and how someone wanted to avoid that certification bodies can “snoop” into procedures of public contracting.

On the other side, the “winners”, the usual “certification skeptics”, are very happy because they believe that the ISO 37001 is only an opportunity to produce unnecessary paper and represents only a business for those who offer consulting, training and certification in the field.

But can we really continue to think so???

The problem is that everyone, as usual, focuses on the exterior appearance of the ISO 37001 (certification) and not on its substance (prevention).

We in the GIACC think as follows.

To the “defeated”, we say to focus on the text of Article. 38 concerning the prevention of corruption risks:

1) (regarding the qualification requirements of contracting authorities)… the positive evaluation of ANAC on the implementation of measures able to prevent the risks of corruption and to promote the the culture of law. 

This specific requirement, differently by criterion of quality and sustainability also established by the Code of Public Contracts, for the contracting authorities qualification, is properly part of the operational mission and professional skills of ANAC.

We would be surprised if the ANAC allows the evaluation of that requirement by a third entity ………

But we are confident that the adoption of ISO 37001 by the contracting authorities, not only will not be ignored by ANAC in carrying their own duties, but ANAC will consider positively the implementation of a standard (in the specific sense of the word) as ISO 37001, that is internationally shared, as a good way to obtain the qualification requirement about the prevention of corruption by public contracting authorities.

Simply, ANAC doesn’t want that ISO 37001 gives authomatic presumption of conformity, because this could “weaken” the role of ANAC. Let the same ANAC judges whether the implemented Anti-Corruption Management System (and not just on paper) by the contracting authorities according to the requirements of ISO 37001, is “really” and “effectively” implemented.

The requirements are written clearly: ANAC has the duty to evaluate them but without being “forced” to recognise “in toto” the validity of a “piece of paper” that, we know, sometimes it is released too much “easily”...

To the “winners” we say to focus on “substance”. The ISO 37001 is an internationally shared standard that leads to achieve a corruption prevention model also for the public contracting authorities (and we know how much they would need it in certain areas): a really effective prevention model and above all, integrated with the other management systems already adopted formally and also referred in art. 38 of Code of Public Contracts, such as ISO 9001.

And this may be a stimulus to avoid thinking about the fact that the adoption of an Anti-Corruption Management System is a further dead weight on their organisational efficiency but rather a completion of efforts and investments already implemented and a way to increase the ability to protect its stakeholders.

Stop fighting a good idea just because somebody thinks only to obtain “awards”, “stars” and “pieces of paper”.

There are so many organisations and many public contracting authorities which seriously intend to protect themselves, protect their stakeholders and invest also in prevention models of corruption and ISO 37001 will be an opportunity for them.

And the fact that it constitutes a business, it is not wrong: anti-corruption, as all other areas of risk management, is already a business.

In what is it different the ISO 37001? The same people that are against it because there are already laws and international conventions are also consultants paid by the organisations and public contracting authorities.

To my knowledge, volunteers or missionaries don’t operate for the contracting authorities…

I conclude this post, calling once again to focus on what is really important:“to prevent corruption with Facts” (with a capital F) and not rushing to hoard certificates or awards, or viceversa doing unconstructive criticism.

Let the organisations and contracting authorities choose the way to follow how to “do the Facts”. Let them choose, if they wish, the implementation of ISO 37001.

And let the ANAC does his job by checking and evaluation.

Let everyone plays its full role, in order to obtain a common goal: the progressive reduction of corruption, in favour of competitivity.

It’s only the “matter of culture”… 

“Codice degli Appalti”: niente ISO 37001 nel decreto correttivo. Bene o male?

aHViPTYzNTczJmNtZD1pdGVtZWRpdG9yaW1hZ2UmZmlsZW5hbWU9aXRlbWVkaXRvcmltYWdlXzU4MTFiZDUyZWYwMGEuanBnJnZlcnNpb249MDAwMCZzaWc9N2JjNjRiOTkwYTU2MDQ1NjgwYmEwZjI5MTRmMDk1NI rumors sono stati confermati!

A meno di passi indietro improbabili, il Consiglio dei Ministri del 13 Aprile u.s. nel licenziare il testo definitivo del Decreto Correttivo del Codice degli Appalti, non ha approvato l’introduzione del comma 2bis dell’Art. 38, comma 4, lettera b, che avrebbe previsto come requisito premiante ai fini della qualificazione delle stazioni appaltanti l’adozione di un Sistema di Gestione ISO 37001:2016.

Immagino già le reazioni…

  1. Da un lato gli “sconfitti”, i “complottisti” che denunceranno come si sia voluto perdere una buona occasione per introdurre delle regole standardizzate nella gestione della prevenzione della corruzione e come si sia voluto evitare che gli enti certificatori possano “ficcare il naso” nelle procedure delle stazioni appaltanti.
  2. Dall’altro lato i “vincitori”, i soliti “scettici delle certificazioni” che ritengono che l’ISO 37001 sia solo un’occasione per produrre carta inutile e rappresenti solo un business per chi offre consulenza, formazione e certificazione in materia.

Ma possiamo veramente continuare a ragionare così???

Il problema è che tutti, come al solito, si concentrano sull’aspetto esteriore della ISO 37001 (la certificazione) e non sulla sua sostanza (la prevenzione).

Noi in GIACC la vediamo così:

  1. Agli “sconfitti” diciamo di concentrarsi sul testo dell’art. 38 che riguarda la prevenzione dei rischi corruzione: 1) valutazione positiva dell’ANAC in ordine all’attuazione di misure di prevenzione dei rischi di corruzione e promozione della legalità. Questo requisito, a differenza dei criteri di qualità e sostenibilità, è l’unico che rientra nella mission operativa e nelle competenze professionali dell’ANAC. Ci saremmo meravigliati, se l’ANAC avesse consentito che la valutazione dello stesso passasse per un Ente terzo……… ma siamo comunque sicuri che l’adozione della ISO 37001 da parte delle stazioni appaltanti, non solo non sarà ignorato dall’ANAC nello svolgimento dei compiti di cui sopra, ma sarà tenuto nella giusta considerazione, trattandosi comunque di uno Standard (nel senso specifico della parola) internazionale che tratta di misure di prevenzione in materia. Solo che non le si poteva dare presunzione assoluta di conformità o premialità, in quanto ciò avrebbe “depotenziato” il ruolo dell’ANAC. Lasciamo che lo stesso ANAC giudichi se il Sistema di Gestione Anti-Corruzione implementato (e non solo sulla carta) dalla stazione appaltante in base ai requisiti della ISO 37001 sia “realmente” ed “efficacemente” attuato. I requisiti sono chiaramente scritti: all’ANAC il compito di valutarli, senza dover essere “costretto” a riconoscere “tout-court” una validità ad un pezzo di carta che, si sa, qualcuno, alla fine, potrebbe rilasciare con troppa “leggerezza”…
  2. Ai “vincitori” diciamo di concentrarsi sulla “sostanza”, ovvero sull’innegabile fatto che la Norma ISO 37001 rappresenta comunque una guida condivisa a livello internazionale per realizzare un modello di prevenzione della corruzione all’interno anche delle stazioni appaltanti (e si sa quanto ne avrebbero bisogno in certi ambiti) realmente efficace e, soprattutto, integrabile con i sistemi di gestione differenti già adottati e formalmente, invece, richiamati dall’art. 38, quale l’ISO 9001; e questo potrà essere di stimolo alle stesse per evitare di pensare al fatto che l’adozione di un Sistema di Gestione Anti-Corruzione sia un ulteriore zavorra sulla propria efficienza organizzativa ma, anzi, un completamento di sforzi ed investimenti già attuati, per aumentare il grado di tutela dei propri stakeholders. Smettetela di combattere una buona idea solo perché alla fine qualcuno pensa solo ad ottenere “bollini blu”, “stellette” e “pezzi di carta”. Ci sono tante persone e tante organizzazioni e tante stazioni appaltanti che hanno seriamente intenzione di tutelarsi, tutelare i propri stakeholders ed investire in modelli di prevenzione anche della corruzione e la norma ISO 37001 è per questa categoria di persone ed organizzazioni un’opportunità. E che possa costituire un business, non rappresenta niente di male: l’anti-corruzione, come tutti gli altri settori di gestione del rischio, è già un business. Che novità porta mai la ISO 37001? Forse che tutti coloro che la contestano perché esistono già leggi e convenzioni internazionali, non sono comunque consulenti pagati dalle stesse organizzazioni e stazioni appaltanti? Non mi risulta che operino volontari o missionari presso le stazioni appaltanti…

Concludo questo mio intervento, invitando nuovamente a concentrarsi su ciò che conta veramente, ovvero “prevenire la corruzione coi Fatti” (con la F maiuscola) e non correndo ad accaparrarsi certificati e bollini o esibendosi in critiche non costruttive.

Lasciamo che le organizzazioni e le stazioni appaltanti scelgano la via da seguire per “fare i Fatti”, scegliendo se del caso delle regole standardizzate come la ISO 37001 e, se lo desiderano, sottoponendosi anche (ma non necessariamente) alla verifica di un ente indipendente di certificazione.

E lasciamo fare all’ANAC il suo lavoro di verifica e valutazione.

Ognuno svolga il suo ruolo, per l’ottenimento di un obiettivo comune. La progressiva riduzione della piaga della corruzione, a tutto vantaggio della competitività.

Dividiamo la strada degli onesti da quella dei corrotti!!!

E’ solo “questione di cultura”…

Perché certificarsi ISO 37001?

Considerando l’entità delle sanzioni sempre più elevate che le varie legislazioni nazionali ed internazionali prevedono per i reati di corruzione, perché non far certificare il proprio “Sistema di Gestione Anti-Corruzione”?

Certo, la certificazione non è una garanzia assoluta che attività corruttive non si verifichino presso un’azienda, ma grandi sono i vantaggi del processo di certificazione, incluso quello di portare un’evidenza certa “di aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e di contrasto della corruzione” ai fini del Rating di Legalità per gli appalti pubblici in Italia.

A tal proposito, a metà del mese di ottobre, è prevista la pubblicazione della nuova norma ISO 37001 sui requisiti dei Sistemi di Gestione Anti-Corruzione che potranno, quindi, essere certificabili. La norma ISO 37001 è stato creata dal Comitato Tecnico ISO/PC 278, composto da delegati provenienti da tutto il mondo, compresi i migliori e più brillanti leader di pensiero del mondo, studiosi e dirigenti d’azienda, presieduti da Neill Stansbury, già Presidente del Global Infrastructure Anti-Corruption Centre (GIACC), con sede a Londra e del quale chi vi scrive è Presidente dell’affiliata italiana GIACC Italy.

Questo ha prodotto uno standard internazionale che soddisfa le aspettative di Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Germania, Canada e altre autorità giudiziarie in tutto il mondo, che da anni applicano le proprie normative nazionali (FCPA, UK Bribery Act, D.Lgs. 231/01, ecc).

Costruire il proprio Sistema di Gestione Anti-Corruzione all’altezza delle aspettative dei regolatori internazionali, così da evitare interpretazioni riduttive dello stesso da parte degli organi inquirenti e giudicanti stranieri, ha valore inestimabile per un’organizzazione che intenda tutelare al meglio i propri Asset.

Allora perché non certificare il vostro Sistema di Gestione Anti-Corruzione ai sensi della ISO 37001?

In questo articolo, anziché limitarci all’elencazione degli ovvi benefici, proveremo a fare gli “avvocati del diavolo”, auto-ponendoci alcune obiezioni.

Prima obiezione.

Ottenere la certificazione ISO 37001 non protegge la mia azienda dagli organi inquirenti e giudicanti. 

Questo è vero, ma solo se ci limitiamo ad un’analisi superficiale. L’organizzazione non potrà esibire il certificato ISO 37001 agli organi giudicanti come una “bacchetta magica” per evitare ogni tipo di sanzione. Tuttavia, nel processo di certificazione, un ente certificatore indipendente verificherà che l’organizzazione abbia adottato una serie di azioni che portano naturalmente alla mitigazione del rischio e, quindi, del livello di responsabilità. Queste includono:

– L’esecuzione di una corretta valutazione dei rischi e l’attuazione o la convalida dei controlli per mitigare tali rischi

– L’evidenza che l’addestramento sia stato fornito per i soggetti a rischio

– La tenuta in ordine della documentazione nel rispetto delle politiche e procedure aziendali

– La gestione di un proporzionale processo di due diligence sulle terze parti ad alto rischio

– Il massimo coinvolgimento del Top Management nel perseguimento delle politiche aziendali.

Quindi, l’efficace attuazione e la certificazione ISO 37001 del proprio Sistema di Gestione Anti-Corruzione non porta ad una automatica presunzione di innocenza, ma diminuisce di molto le probabilità di avere un problema di corruzione nell’ambito dell’organizzazione stessa.

Seconda obiezione.

La norma ISO 37001 è solo una check-list per cui le organizzazioni si limiteranno ad adempiere il minimo previsto dalle disposizioni di legge, giusto per ottenere un certificato.

In effetti, lo spirito dei processi di certificazione richiede alle aziende di ragionare ad un più alto livello, superando la mentalità della check-list col “minimo sindacale”. Ma non possiamo nascondere che, ahimè, questa obiezione rappresenta un quadro veritiero di come moltissime organizzazioni intendano le certificazioni, soprattutto se non di stampo anglosassone.

Quando si guardano i questionari di due diligence di intermediari, agenti e fornitori, quanti di loro rispondono “Sì” quando gli viene chiesto se hanno adottato efficacemente un programma di conformità per l’etica, la politica anti-corruzione e la formazione relativa? Credo proprio che non siano tanti e che, tra quelli che rispondono positivamente, qualcuno non risponda al vero, consapevolmente o meno.

La verità è che l’attuazione di Sistemi di Gestione Anti-Corruzione ed Etici in generale è ancora nello “stadio dell’infanzia” in gran parte del mondo, dove non assolutamente prevista in certe zone. Più riusciranno, governanti, manager e consulenti di compliance ad imporre l’utilizzo di uno standard, più facilmente i responsabili della compliance di un’organizzazione potranno comprendere le esigenze di attuare programmi di conformità “efficaci” che contribuiscano a liberare il mondo dalla piaga della corruzione.

La norma ISO 37001 fornisce un punto di riferimento davvero globale per le organizzazioni di tutto il mondo che vogliano contribuire al raggiungimento di questo ambizioso obiettivo. Se la vostra organizzazione vuole andare al di sopra e al di là dei requisiti della norma ISO 37001, lo faccia con tutti i mezzi! Nessuno vieta di fare di più. Ma questo non significa che non vi sia alcun valore nell’avere uno standard globale, che comunque, come tale, deve essere genericamente impostato per essere adattabile a tutte le organizzazioni, sul quale operare le necessarie attività di adattamento.

Terza obiezione.

Sul mercato si “tufferanno” una moltitudine di enti certificatori e consulenti più o meno qualificati.

In effetti, così come accade in ogni settore del Risk & Compliance Management, non mancheranno le scelte per le attività di consulenza propedeutiche alla realizzazione dei Sistemi di Gestione Anti-Corruzione e per le attività di certificazione. Istintivamente, le organizzazioni che intendano attuare e farsi certificare un Sistema di Gestione Anti-Corruzione tenderanno a scegliere i “nomi” più noti a livello internazionale, pensando che solo questi potranno garantire il necessario livello di esperienza. Ma, attenzione!Non è il nome che conta, quanto la certezza del livello di esperienza dei singoli componenti i team di lavoro. Spesso, la grande firma della consulenza non invia presso le organizzazioni team composti da “guru” della materia, per cui non si ha la certezza del livello di competenza ed esperienza dei propri consulenti (per non parlare delle volte che vengono inviati dei junior consultants, entusiasti e volenterosi, ma niente più)… La chiave di volta è l’effettività delle competenze delle persone che, a vario titolo, si offriranno come consulenti, auditors, organi di vigilanza, formatori.

Competenze che devono essere certificate. Ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo…

Definitivamente approvata la Norma ISO 37001

Venerdì 23 Settembre 2016 l’ISO Technical Committee, ISO/PC 278 “Anti-Bribery Management Systems” ha approvato, con la votazione favorevole del 90% dei propri componenti, la revisione definitiva dello Standard ISO 37001, norma di tipo A, quindi certificabile, che diventerà l’unico vero standard internazionale per l’implementazione, la gestione ed il miglioramento continuativo dei Sistemi di Gestione Anti-Corruzione.

La sua emissione ufficiale è, quindi, confermata per il 15 Ottobre 2016.

Ferma restando la validità delle legislazioni nazionali (UK Bribery Act, FCPA, D.Lgs. 231/01, L.190712, tanto per citare le più note) la norma ISO 37001 darà la possibilità agli enti pubblici, alle stazioni appaltanti ed ai grandi committenti, di trovare un “linguaggio comune” con tutti i propri stakeholders, soprattutto per coloro che operano a livello internazionale.

Ma non solo! Le aziende multinazionali potranno finalmente gestire in maniera uniforme le problematiche che sorgono nelle varie branch.

Inoltre, in Italia, ai fini dell’ottenimento del Rating di Legalità, sarà possibile avere l’evidenza oggettiva del possesso di uno dei requisiti utili al conseguimento dei “+” utili per ottenere le “stellette”, ovvero Art. 3, comma 2, lettera g) “di aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e di contrasto della corruzione”.

Per finire, le Amministrazioni Pubbliche e le Società Controllate, potranno decidere di adottare l’ISO 37001 come strumento di gestione degli adempimenti previsti dal PNA, con le caratteristiche ISO dei sistemi di gestione e, quindi, anche integrabili con i sistemi di gestione Qualità, Sicurezza, Ambiente. Con l’ulteriore supporto ai fini della propria responsabilità, per i Responsabili Anticorruzione, della verifica di terza parte di un Ente indipendente.